7 Marzo 2023

Si chiama “La legge di Lidia Poët” la serie prodotta da Netflix con Matilda De Angelis che in breve è arrivata nella top views della piattaforma. Si tratta di un legal drama di ambientazione storica che ripercorre la storia dimenticata di una donna avvocata di fine ‘800 alle prese con un sistema chiuso, con uno sguardo contemporaneo.

Il successo di La legge di Lidia Poët ci indica probabilmente un nuovo trend, esplicitando le caratteristiche che deve possedere una serie per avere successo su Netflix.

Sinossi e realtà dell’avvocata Lidia Poët

Nonostante l’ispirazione a una vicenda realmente accaduta, il ritratto storico del personaggio – così come quello della città di Torino di fine ‘800 – sono narrati in modo più o meno originale, tanto da suscitare lo sdegno dei discendenti della Poët che non vedono la loro antenata rispecchiata nello stile della Lidia interpretata da De Angelis. Troppo ricca, libertina e sboccata e con un fratello sposato, mentre in realtà lei era molto seria, umile, studiosa e suo fratello era celibe: gli eredi della Poët rigettano la serie per la poca aderenza alla realtà, definendola tutta fiction.

Vera è invece la sentenza della Corte d’Appello di Torino del 1883, che dichiara illegittima l’iscrizione di Lidia Poët all’albo degli avvocati, e sancisce che non potrà esercitare la professione, in quanto donna. Nella serie, dopo la sentenza, Lidia si rifugia suo malgrado dal fratello Enrico, avvocato, iniziando a collaborare con lui come assistente legale e abitando nella sua casa insieme alla morigerata moglie Teresa, alla ribelle figlia Marianna e Jacopo Barberis, giornalista e cognato di Lidia, che diviene la sua spalla investigativa. Aiutata da Jacopo e dal fratello, Lidia porta avanti le sue indagini lottando con sfrontatezza contro il maschilismo, i pregiudizi, la corruzione, le ipocrisie della società del tempo.

Generi a confronto: period drama, legal drama e romance 

Come spesso accade, le serie sono una commistione di generi. Lidia Poët non è diversa. Si dichiara a cavallo fra crime e period già a partire dal titolo “La legge di Lidia Poët”, promettendo di creare un ritratto storico di una persona reale e una serie investigativa al tempo stesso. La detection risulta però a tratti non approfondita, spesso i casi vengono risolti improvvisamente da un evento o un oggetto, un deus ex machina giunto opportunamente a far svoltare la situazione. Inoltre, il genere romance diventa preponderante in più momenti, tanto che a tratti le investigazioni si perdono e sembrano quasi un pretesto, un inframezzo al coinvolgente triangolo passionale attraverso cui si districa la protagonista.

Detto ciò, questa commistione risulta comunque armonica e di successo: una scelta forse studiata per il nuovo indirizzo “generalista” del pubblico a cui si rivolge Netflix?

Il contrasto fra tono di voce contemporaneo e storicità in Lidia Poët

Lo stile e il linguaggio dei personaggi, molto attuale e autentico, comprensibile per un pubblico più giovane che guarda Mercoledì di Burton, è una scelta stilistica in palese contraddizione con l’ambientazione storica, di cui si sfruttano scenografie e costumi per incrociare l’interesse di un pubblico più maturo, quello che segue “Elisa di Rivombrosa”, per intenderci.
Il contrasto per alcuni è spiazzante, per altri è intrigante, ma segna forse una svolta strategica di Netflix meno orientata alle nicchie e più verso un allargamento delle audience.

Nonostante la serie strizzi l’occhio ad entrambi i target, riesce a risultare comunque accattivante e toglie un po’ di polvere al genere period, affascinando gli spettatori proprio per il balzo temporale fra il linguaggio moderno e il personaggio storico. Si tratta di un’intuizione stilistica destinata a diventare un trend? Sicuramente ancora una volta è una scelta capace di raccogliere più consensi possibili.

Tutta una lotta, a partire dal genere

Lidia è dipinta come un’avvocata detective moderna, smaliziata, libera, ricca, avventurosa, che meglio degli uomini sa usare l’astuzia per portar avanti battaglie sue o degli oppressi di ogni specie.  

La linea narrativa della protagonista libera e libertina che lotta per la parità dei diritti di genere però, oltre a essere rimarcata ad ogni occasione, anche dove ridondante, cozza un po’ con la sete di amore e le relazioni sentimentali tipiche di una rappresentazione della donna da commedia sentimentale.

Anche la difesa di poveri, oppressi, emarginati, risulta un po’ stereotipata e proposta in continuazione come parte integrante delle investigazioni di Lidia, che diventa paladina di ogni tipo di lotta.

Da guardare se

La legge di Lidia Poët è un caso interessante per il mercato italiano e sicuramente rappresenta una novità stilistica per la contrapposizione fra registro visivo e linguaggio parlato. I dialoghi sono vivaci e in grado di interloquire anche con un pubblico giovane e il tema del riscatto di genere è ingaggiante per un target femminile, specie se amante delle commedie alla Bridgerton

di Tosca Ghilardi