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- Il corsivo e la lingua del Web: nuovi linguaggi per la pubblicità?
Ieri c’era Pietro Bembo, oggi Elisa Esposito: il corsivo apre la nuova “Questione della Lingua” del ventunesimo secolo. Ma il trend è una risorsa per la comunicazione?
Elisa Esposito, TikToker classe ‘03, non ha bisogno di presentazioni, soprattutto quando si ricorre all’appellativo che l’ha resa celebre, quello di ‘maestra del corsivo’.
Dopo un video TikTok in cui riproduceva questa parlata milanese particolarmente calcata, il corsivo è diventato popolare al punto di superare le barriere dei Social, fino a risuonare sui canali TV e le testate giornalistiche più istituzionali. A cinquecento anni di distanza, si è tornato a parlare di “Questione della Lingua”. Nel 1525 c’era Bembo che con le Prose della Volgar Lingua proponeva di unificare il volgare sotto l’insegna del fiorentino trecentesco, al contrario di tutti coloro che difendevano il fiorentino dell’uso comune. Nel 2022 lo scontro è tra i boomer travestiti da hater e i giovani che a loro dire sul web ‘corrompono’ la lingua.
Ma quali sono i tratti linguistici che l’italiano sta sviluppando sul web e in particolare nel corsivo?
Amïœ facciamo un po’ di grammatica: il corsivo
In realtà il corsivo, o per meglio dire il ‘cörsivœ’, era già popolare tra gli esponenti della GenZ da qualche anno, probabilmente grazie al contributo della capostipite di questa parlata, la TikToker Chiara Marita. Elisa Esposito, invece, non ha fatto altro che normativizzare la lingua con le sue video-lezioni ed estenuare l’accento al punto di rendere i tratti fonetici dello stereotipo del classico snob di Milano centro riconoscibilissimi.
Il risultato è un tono cantilenante ottenuto dall’allungamento vocalico, dal ritorno in auge del dittongo latino œ (lat. pœna > it. pena), anche se abbastanza storpiato foneticamente, dalla nasalizzazione, dalla sonorizzazione di alcuni fonemi come [s] in [ts] (z), o il passaggio della [k] in [ts] in ‘c’è’. Un esempio che li comprenda tutti? (rigorosamente scritto come si pronuncia per far rabbrividire ogni buon linguista) “ma amïœ, ts’è, tsertïïœ che questïœ articolïœ ti ztà piatsïendœeee!” (trad. “ma amo, c’è, certo che questo articolo ti sta piacendo!”.
Uno scontro all’ultimo sangue: boomer puristi VS cörsivœ
La questione cinquecentesca aveva un valore centripeto, perchè unificava il paese dal punto di vista linguistico, oggi la questione è centrifuga, perchè crea divisione e scontri generazionali sui Social.
Ma perchè tutto questo impegno ostinato nel soffocare le mutazioni linguistiche?
Infatti qualunque lingua naturale muta al variare di tempo, spazio e mezzo comunicativo adottato. E sì, oggi per ‘mezzo comunicativo’ non si può più solamente intendere la distinzione tra orale e scritto, ma è necessario includere anche il digitale, e anche da qui può arrivare il cambiamento.
Per esempio, mia scoperta recentissima, anche la lingua della messaggistica si sta trasformando. Adesso i più giovani esponenti della Gen Z hanno iniziato a limitare l’uso degli emoji, abolire le iniziali di frase maiuscole e troncare gli “ahahahahahahah” kilometrici tanto espressivi.
I dialetti, il corsivo e la lingua del web come risorsa per la comunicazione
Perciò, che la lingua evolva è una verità imprescindibile e cercare di mantenere integra la sua ‘purezza’ è un’utopia.
In comunicazione infatti, il trend non è più quello di ricorrere alla dizione perfetta di attori e attrici, ma anzi quello di privilegiare le varietà linguistiche dialettali per avvicinare maggiormente il target e trasmettere autenticità.
Comunicare nel modo giusto significa saper sfruttare il potere ‘relazionale’ di queste innovazioni linguistiche e dei fenomeni digitali, sostenendo il cambiamento e magari questi ‘vocal coaches’ 3.0 come Elisa Esposito.
di Matilde Vitale
#GenZStories